Messaggio
da lucky13 » ven 12 ott 2018, 18:44
Ciao Benedetto, nella speranza che il disturbatore seriale ci consenta di poter parlare, approfitto del tuo intervento per chiarire quanto ho cercato di esprimere precedentemente. Io ritengo che per poter capire la natura dello strumento chitarra non si può prescindere da uno sguardo complessivo sulla musica in generale e sugli altri strumenti creati dall' essere umano. Per tutto il periodo della polifonia fino a Bach non era molto importante che uno strumento fosse particolarmente espressivo. La bellezza musicale era data dall' intreccio sonoro delle voci,una bellezza un po' ascetica,se così si può dire.A questo ideale sonoro corrispondevano strumenti come il liuto,il clavicembalo,la viola da gamba,che possono sembrare alquanto freddi a noi ascoltatori moderni,ma che in realtà servivano splendidamente allo scopo.Basterebbe pensare ad una fuga dove è importantissimo percepire la simmetria delle voci,che sarebbe completamente vanificata da una esecuzione dal carattere romantico.Successivamente la musica ha imboccato altre strade e quando Segovia ha dato il via alla rinascita della chitarra doveva tener conto di un ascoltatore abituato all' ascolto di altro tipo di musica,dove l' intensità emotiva del suono aveva un ruolo importante.Per poter realizzare questo scopo cosa doveva fare?
La chitarra non è uno strumento a fiato dove c'è la possibilita di graduare l' emissione del fiato,nè è uno strumento ad arco dove tramite l'archetto puoi fare una regolazione fine del suono.Però alcune cose si possono fare. Si può per esempio fare un vibrato specialmente nelle posizioni più avanzate della tastiera e si può ,molto sottilmente graduare l'emissione sonora.Se ascoltiamo attentamente le esecuzioni di Segovia,notiamo come riuscisse a sfruttare in maniera splendida queste possibilità.Ovviamente lo strumento doveva assecondare tutto questo.Ora è chiaro che uno strumento dalla emissione sonora estremamente veloce ti dà una grande mano da un punto di vista tecnico,ma d'altro canto rende quasi impossibile quel tipo di sonorità.Ovviamente con uno strumento dall'emissione più controllata c' è bisogno di uno studio impegnativo e rigoroso,ma se un violinista ha bisogno di anni prima di emettere suoni ragionevolmente intonati ed un pianista dedica tanto tempo alla tecnica,perchè il chitarrista,che comunque aspira ad una dignità similare a quella degli altri strumenti,se la dovrebbe cavare con poco impegno?Purtroppo lo strumento chitarra da un punto di vista didattico è molto giovane e quello che dovrebbe essere la quintessenza dell' insegnamento,ovvero la ricerca ed il controllo del suono,è completamente trascurato.Negli ultimi anni si è pensato molto a rendere la vita più semplice al chitarrista creando strumenti di facile utilizzo,che possono favorire una sorta di virtuosismo.Tutto questo,a mio parere,a scapito della bellezza dello strumento.Mi accorgo che sono inevitabilmente attratto dalle chitarre del passato.Mi accorgo anche che riesco ad apprezzare alcuni autori che potrebbero molto dignitosamente far parte del repertorio solo se suonati su un certo tipo di chitarra(tipo il Paganini di Pavel Steidl).
Proprio oggi mi è capitato di sentire un chitarrista che non conoscevo assolutamente e sono rimasto colpito dal suono della chitarra per poi scoprire che la chitarra in oggetto era una Enrique Garcia del 1911.Tutto questo non vuol dire necessariamente che dobbiamo suonare solo chitarre del passato(anche se riterrei molto interessante una ricerca in proposito),però auspicherei da parte dei liutai contemporanei una maggiore consapevolezza nei confronti di questo straordinario patrimonio culturale,spesso misconosciuto.